Società di capitali a ristretta base azionaria
Società di capitali a ristretta base azionaria
Società familiari, avvisi doppi
I proventi dell’evasione si presumono distribuiti ai soci.
È questa la prassi prevalente dell’Amministrazione finanziaria che sta caratterizzando gli atti impositivi che, per evitare la decadenza, sono notificati in questi giorni o comunque entro fine anno.
Nonostante le perplessità su questi tipi di pretese, in molti casi la legittimità è stata confermata dalla Cassazione. In caso di rettifica della dichiarazione di una società, le Entrate contestano al socio l’omessa indicazione di un reddito di capitale in proporzione alle quote o azioni possedute.
Quanto al periodo d’imposta cui imputare gli utili extrabilancio, l’Agenzia normalmente fa coincidere l’anno della rettifica all’ente con l’attribuzione di redditi di capitale ai soci. La Suprema Corte, con la sentenza n.25688/06, ha confermato questa tesi sul presupposto che gli utili extrabilancio non hanno una deliberazione ufficiale per la loro distribuzione, sicché si intende avvenuta nello stesso periodo d’imposta in cui sono stati conseguiti.
Può poi verificarsi che la società accertata sia in perdita.
La Cassazione, con la sentenza n.18640/08, ha affermato che le somme occultate non transitano dalla contabilità,
per cui non hanno di sicuro altra destinazione (ad esempio reimpiego nelle attività aziendali, etc.) se non quella della distribuzione ai soci.
È in ogni caso possibile per il contribuente dare prova contraria e quindi dimostrare il reinvestimento degli utili nell’impresa. Una questione che non ha ancora trovato un orientamento univoco è legata ai costi indeducibili.
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